Carlo II° - Re Roberto -
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Carlo II° - Re Roberto - I tempi dei di Durazzo - Montecalvo nel trecento storico.
Secondo quanto si rileva dalla storia, presa la corona regia Carlo II d’Angiò - l’opera del suo genitore, fu da lui continuata nel regno - così pure dal suo primogenito, Re Roberto - mantenendo nei feudi quasi tutti i favoriti dal padre - e rinnovando la serie dei baroni - conti ed altri feudatari, secondo la necessità.
Tra i conti, baroni e feudatarii del nostro regno , cui re Roberto impose di seguire il Duca di Calabria, suo figliuolo nella guerra di Toscana , troviamo il « Comes Ariani » che fu iscritto come ammaestrato nell’arte della guerra, in uno ad un gran numero di Conti, baroni e cavalieri provenzali e regnicoli ,anno 1325-1326 - in Registro Regis Roberti. Alla di lui morte raccolse l’eredità del regno la sua nipote Giovanna I. Circa il periodo di questa disgraziata regina ,come quello brevissimo del di lei successore Carlo III° di Durazzo, non è agevole riassumere. La fisionomia di questi tempi, la rileviamo dalla storia ,e conosciamo 1’ambiente storico in cui visse la nostra terra, in tutto il trecento. in quest’epoca feudale, la nostra terra fu partigiana degli angioini. Un’altra notizia relativa a questi tempi la rileviamo da Elio Marchese - Tra i feudatari napoletani, troviamo la famiglia Carbone di stirpe francese,padrone di molte terre, una delle prime per nobiltà, in Italia ,avorita da Carlo I di Angiò. Fra queste terre possedeva Montecalvo, ma ne fu spogliata, insieme alle altre dalla Regina Giovanna I - e l’autore ne ignora le cause - (Vedi Elio, De Carbonibus.)
Giuseppe Mazzini
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Giuseppe Mazzini 1805-1872
Qualche pomeriggio fa, e come è mia consuetudine, ero a casa dei miei per leggere i quotidiani del giorno e ricaricarmi di quella dose giornaliera di buon senso e saggezza. In un mondo completamente rovesciato è facile perdere la rotta, ecco perché ritengo che mai come in questo momento i vecchi, sono il nostro futuro. Ma ecco che la televisione, si coalizza per alterare le poche menti ancora pensanti, le uniche persone ancora fondamentalmente libere, scevre da ogni condizionamento della vita, forse perché in credito solo con la morte.
Cultura Irpina
- Scritto da Redazione
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Da qualche tempo, ho preso a leggere vecchi testi, nell’intento di allontanarmi dallo studio delle ingiallite carte ,che se da un lato rinnovano l’entusiasmo per la patria natìa, dall’altra distolgono la mente dalle considerazioni attuali. Evidentemente mi sbagliavo ! La battaglia appare perduta in partenza ! Dopo le vicende elettorali, che hanno coinvolto tutti e in misura alquanto discutibile, avevo pensato di dedicarmi alla lettura di qualche buona poesia, come estremo rifugio alle materialità . Mi sono imbattuto in un testo della metà del 700 ,che a prima vista sembrava lezioso e modaiolo, come a ricordare che la smania celebrativa e pennivendola ha radici antiche ,ma che poi, si è rivelato un compendio di liberalità, per lo spessore culturale dell’autore e dei personaggi coinvolti, vere icone dell’Illuminismo meridionale. Il libro di particolare pregio editoriale, presenta una introduzione accattivante e con evidenti riferimenti a personaggi storici di notevole importanza .
LI ‘NFRANZISATI* ( I SIFILITICI )
- Scritto da Angelo Siciliano
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Almeno due elementi di questo mio testo, la sifilide e la filastrocca di Agnese, fanno ipotizzare il contatto dei munticalvulìsi, dall’antico nome del paese Montecalvoli, con i francesi. Che un incontro ravvicinato sia avvenuto nel luglio del 1496, lo scrive Francesco Guicciardini nella sua “Storia d’Italia”, edita in tre volumi da Einaudi nel 1971. Infatti, lo scontro militare tra Carlo VIII, re di Francia, e Ferdinando II d’Aragona, re di Napoli, avvenne proprio ai piedi del monte, tra Montecalvoli e Casalarbore. Il re francese aveva mire di conquista sul regno di Napoli, che sarebbero fallite, e da qui il saccheggio brutale cui fu sottoposta Napoli, nonostante l’iniziale occupazione pacifica della città e l’accoglienza favorevole della popolazione.La sifilide, arrivata in Europa a seguito della scoperta dell’America, avvenuta nel 1492, fu diffusa dagli equipaggi di Cristoforo Colombo a partire dal 1493.
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