- Scritto da Angelo Siciliano
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UN PATRIMONIO RITROVATO NEL DIALETTO IRPINO DELL’OTTOCENTO
Da molti anni sto lavorando al recupero del patrimonio di ciò che fu la civiltà contadina in Irpinia. La ricerca è incentrata sul mio paese natale, Montecalvo Irpino (AV), piccolo comune dell’Alta Irpinia nord-orientale, area geografica che è stata sempre a stretto contatto con le genti d’Abruzzo, del Molise, del Sannio e della Daunia.
Il suo territorio, già frequentato e abitato nel neolitico, è attraversato dal tratturo “La Via della Lana”, che consentiva ai pastori abruzzesi la transumanza delle greggi da Pescasseroli a Candela, in provincia di Foggia. Come molti paesi del Sud, Montecalvo è situato ad un crocevia, dove tanti dominatori sono passati con le loro culture, lasciando segni indelebili che si riscontrano nella lingua, negli usi e costumi, nella storia, nelle credenze magiche e religiose, nel carattere delle persone. È un paese che, come altri nei secoli passati, ha accolto genti di altre regioni meridionali, dopo che la peste o il colera ne avevano falcidiato gli abitanti. Infatti, su invito dei regnanti, molte famiglie della Sicilia e della Puglia erano
- Scritto da Angelo Siciliano
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Francesco II |
L’ultimo re delle due Sicilie, Francesco II di Borbone, sovrano in esilio, il 27 dicembre 1894, moriva all’età di 58 anni ad Arco, in provincia di Trento, allora sotto l’Austria, dov’era solito venire per “passare le acque”, ospite nella villa dell’Arciduca Alberto. Solo raramente era accompagnato dalla consorte, la regina Maria Sofia. La ricorrenza è stata recentemente ricordata nella cittadina. Era nato a Napoli il 16 gennaio 1836 dal re Ferdinando II e da Maria Cristina di Savoia, sovrana molto pia che, morta giovane, fu dichiarata “venerabile” dalla Chiesa e suo figlio, il futuro Francesco II, era chiamato dal popolo “il figlio della Santa”. Ferdinando II era stato soprannominato “re Bomba” per aver instaurato un regime poliziesco e assolutistico. Aveva represso i moti del 1848 in Sicilia e fatto bombardare Messina (di questi fatti è rimasta memoria anche nella cultura orale dell’Irpinia, grazie a due detti: Li pìgliunu li mòti. Succede lu quarantòttu.). Nel 1859 Francesco II aveva sposato Maria Sofia di Wittelsbach, duchessa di Baviera e sorella dell’imperatrice Sissi, consorte dell’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe. |
- Scritto da Redazione
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Montecalvo Irpino 01 Novembre 2004 -
Il Giorno della Memoria.
L'appuntamento con la commemorazione dei defunti si è svolto nel più tradizionale dei modi.
Molti i nostri compaesani rientrati in paese, che hanno approfittato del lungo ponte di fine ottobre.
Il tempo mite e quasi estivo ha favorito l'afflusso composto delle persone che fin da Sabato, 30 ottobre, hanno percorso il lungo vialone che porta all'ingresso del cimitero.
foto Franco D'Addona
- Scritto da Dott.Antonio Stiscia
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Storia dell’Irpinia: I Giacobini Montecalvesi e la Repubblica Napoletana del 1799 (24 Gennaio-14 Giugno 1799)
Seconda parte
Il 14 giugno 1799 finisce la Repubblica Partenopea, il Cardinale Fabrizio Ruffo a capo di un esercito di popolani, ma anche di briganti e malfattori, entra trionfante in Napoli per restaurare la Monarchia Borbonica, che da quel momento preda degli Inglesi, dei Briganti e incapace di riportare la convivenza civile,
attuerà una politica di diffidente autarchia, anticamera della propria fine dinastica e dissolutrice del regno. Ma che cosa è accaduto a Montecalvo in questi pochi mesi di Repubblica? I numerosi fatti sono stati ben narrati e raccolti nel bellissimo libro di Vittorio Caruso
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- Scritto da Angelo Siciliano
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IL DIALETTO DI MONTECALVO IRPINO*
Montecalvo Irpino è situato nell’Alta Irpinia nord-orientale e la sua parlata presenta affinità con i dialetti dell’Abruzzo, del Molise, del Sannio, della Daunia, della Lucania e della Calabria settentrionale, aventi tutti come sostrato l’antica lingua osca, e anche della Sicilia. Per scrivere i miei testi vernacolari nella parlata montecalvese, appartenente alla vasta famiglia del dialetto irpino, dopo attenta valutazione ho adottato l’ortografia fonetica. Questa parlata presenta la stessa varietà vocalica dei dialetti delle aree geografiche suindicate. La e tende ad essere muta, come quella francese, e nel finale delle parole s’avvicina al suono della i, come in fémmini (donne). La e aperta, con accento grave, si è conservata, come ad es. nelle parole bèlla, facènni, èriva, èscu, mèle, fèddra (bella, faccende, erba, esco, miele, fetta). La vocale o può avere due suoni distinti: aperto, ad es. in ‘ncòppa (sopra), oppure chiuso come in cócche (qualche). In finale di parola assume un suono indistinto tra la o e la u, es. dòppu (dopo). La j è semivocale o semiconsonante ed è associata a