La Sekoma di Montecalvo Irpino - quinta parte
- Scritto da Giovanni Bosco Maria Cavalletti
- Categoria: Attualità
Parte quinta
Sottrattasi alle pretese baronali, la collettività ritiene maturi i tempi per un passo di avanguardia che associ la crescita civile del paese a scelte economiche che potremmo definire, oggi, modernissime: il pubblico parlamento civico, riunito in numero di cinquantasette decurioni, decide, all’unanimità, di vendere la casa del pane. La decisione viene assunta in un momento di crescita demografica. Nel 1532 il paese contava 460 fuochi (nuclei familiari composti mediamente da 7-8 persone), saliti a 556
La Sekoma di Montecalvo Irpino - quarta parte
- Scritto da Giovanni Bosco Maria Cavalletti
- Categoria: Attualità
«La Sekoma di Montecalvo Irpino prima Banca del civico Monte Frumentario»
Parte quarta
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Questa vivacità amministrativa, palese anche nella realizzazione di opere pubbliche segnate dal sigillo blasonico, coincide con un periodo, il XVI secolo, in cui notevole è la crescita demografica e pressante, di conseguenza, è la preoccupazione del pubblico consesso civico affinché vi siano garanzie di sussistenza per tutti i ceti sociali, messe a rischio, di contro, da una triste serie di eventi che vanno dalla peste del 1526 con relativa carestia, alle carestie
La Sekoma di Montecalvo Irpino - terza parte
- Scritto da Giovanni Bosco Maria Cavalletti
- Categoria: Attualità
La Sekoma di Montecalvo Irpino - Seconda Parte
- Scritto da Giovanni Bosco Maria Cavalletti
- Categoria: Attualità
«La sekoma di montecalvo irpino prima banca del civico monte frumentario»
Seconda parte
Tale concessione (vedi prima parte) riverberò effetti di grande portata sia nel tessuto economico, sia sul piano socio-culturale. Le condizioni politiche dell’italia meridionale, ove la lotta contro la casa imperiale non aveva prodotto, a differenza di quanto era accaduto al nord italia, la formazione dei liberi comuni, non consentirono la creazione di corporazioni, tra cui quella dei fornai, che avrebbero potuto sviluppare regole e canoni propri. Ciò nonostante, grazie alla possibilità di panificare liberamente, «senza nisciuna contraddittione», la comunità montecalvese imparò a guadagnare e a difendere propri diritti. Dall’altro canto, si crearono le condizioni ideali per sviluppare tecniche di molitura e panificazione che, man mano, nel corso dei secoli, saranno alla costante attenzione del locale governo civico. Naturalmente la concessione reale non avrebbe avuto senso, o quantomeno sarebbe rimasta monca, se non avessero avuto, i montecalvesi, la libertà di provvedere alla conservazione autonoma delle derrate.
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