Il pellegrinaggio al Santuario della Madonna Incoronata - Credits Giovanni Rinaldi- Altro Sud Rievocazione allegorica di leggende e apparizioni che gruppi di devoti di varia provenienza interpretano annualmente ritrovandosi e mescolandosi sul luogo del santuario. Rito millenario che torna a rinnovarsi ogni primavera, al centro del Tavoliere, in onore della Madonna nera: è un culto basato sulla leggenda di fondazione che vede la Madonna Incoronata apparire su di una quercia, attorniata da figure di angeli e santi; ai suoi piedi il pastore contadino in adorazione e San Michele nell’atto di trafiggere il demonio con la spada. Questa immagine la tradizione popolare l'ha fatta propria, adattandola e riadattandola a pratiche giuridiche e magico-religiose, espressioni letterarie, iconografiche, gestuali e spettacolari, miscelandosi con la tradizione colta e la propaganda religiosa. I pellegrini allestiscono vere e proprie sacre rappresentazioni itineranti su carri agricoli e mezzi di lavoro motorizzati (un tempo carretti, cavalli e buoi), accompagnando questi ‘allestimenti scenografici’ con preghiere, laudi, inni, musiche, che nei tre giri rituali intorno al Santuario compongono l’ultimo venerdì di aprile nella solenne parata allegorica che è la “Cavalcata degli Angeli”. L’indagine fu condotta nel luogo d’incontro (il Santuario) dei vari gruppi provenienti dalle diverse località e successivamente anche nei rispettivi paesi d’origine, documentando modi di aggregazione, identità sociale, motivazioni e organizzazione in partenza e durante il pellegrinaggio al santuario. La documentazione sonora presenta canti di pellegrinaggio di diversa provenienza: Subappennino Dauno (Sant’Agata di Puglia), Basilicata (Palazzo San Gervasio, Tricarico), Campania (Montecalvo Irpino), Tavoliere (Cerignola), Murgia (Minervino Murge); canti religiosi polivocali, con aerofoni (zampogne, soprattutto dei gruppi provenienti dalla Basilicata, come il gruppo di Tricarico). In alcuni casi la maggiore ‘familiarità’ instaurata tra i ricercatori e i pellegrini residenti per alcuni giorni presso gli spazi del Santuario, ha permesso anche la raccolta di sequenze di canti di lavoro, narrativi e di cerimoniali laici (si veda in particolare la raccolta relativa a Minervino Murge, con un portatore come Leonardo Malizia che esegue soprattutto canti di lavoro, stornelli e canti narrativi). Diverse interviste contengono informazioni sull’origine dei pellegrinaggi per ogni comunità, le modalità organizzative, di allestimento dei carri votivi e narrazioni biografiche dei singoli pellegrini. Registrazioni di Giovanni Rinaldi e Paola Sobrero effettuate il 26-28-29-30 aprile 1977; il 22 maggio 1977; il 20-27-28-29 aprile 1978.
L’Archivio Sonoro della Campania nella Rete della Biblioteca di Roma
di Inaugurazione della Rete degli Archivi Sonori: il patrimonio immateriale di sei regioni italiane
L’Archivio Sonoro della Campania nella Rete della Biblioteca di Roma
di Inaugurazione della Rete degli Archivi Sonori: il patrimonio immateriale di sei regioni italiane
Antonio Torre (ph Mimmo Jodice)
Dalle pioneristiche raccolte sul campo dei primi anni Cinquanta fino alle più recenti manifestazioni di una cultura popolare tenacemente resistente, dalle indagini dei padri fondatori dell’etnomusicologia italiana fino alle rilevazioni di ricercatori sconosciuti anche agli stessi addetti ai lavori, dalle ricerche sui carnevali campani di Roberto De Simone e Annabella Rossi alle registrazioni salentine di Giovanna Marini, uno sterminato patrimonio di suoni, canti e narrazioni sta per essere restituito a una fruizione pubblica e ospitato in un luogo emblematicamente rappresentativo della cultura nazionale: è quanto avverrà il 13 marzo alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma con l’inaugurazione (alle 10) della Rete degli Archivi Sonori di Musiche di Tradizione Orale.
Dalle pioneristiche raccolte sul campo dei primi anni Cinquanta fino alle più recenti manifestazioni di una cultura popolare tenacemente resistente, dalle indagini dei padri fondatori dell’etnomusicologia italiana fino alle rilevazioni di ricercatori sconosciuti anche agli stessi addetti ai lavori, dalle ricerche sui carnevali campani di Roberto De Simone e Annabella Rossi alle registrazioni salentine di Giovanna Marini, uno sterminato patrimonio di suoni, canti e narrazioni sta per essere restituito a una fruizione pubblica e ospitato in un luogo emblematicamente rappresentativo della cultura nazionale: è quanto avverrà il 13 marzo alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma con l’inaugurazione (alle 10) della Rete degli Archivi Sonori di Musiche di Tradizione Orale.
Roberto De Simone al Carnevale di Pomigliano (1976, ph Paolo Apolito)
Promosso dall’associazione culturale Altrosud, il progetto ha comportato anni di lavoro nell’intento di costituire una rete di archivi sonori che, su base regionale, potesse restituire alle comunità locali documenti particolarmente significativi delle proprie tradizioni musicali. Realizzato in collaborazione con le principali strutture di settore, dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia al Centro di Dialettologia ed Etnografia di Bellinzona, con il concorso di numerosi ricercatori privati che hanno messo a disposizione i propri archivi e il contributo, negli anni, della Direzione Generale per gli Archivi del Mibact, delle Regioni Basilicata e Puglia, il progetto si è progressivamente esteso a sei regioni: Abruzzo, Basilicata, Campania, Marche, Puglia e Umbria.
I musicisti-terapeuti del Salento al Piccolo di Milano (1966 ph LCiminaghi)
Con circa 12.000 documenti già catalogati e immessi nel sistema di fruizione e altrettanto materiale già acquisito ma ancora da catalogare, la Rete degli Archivi Sonori si configura come una delle più rilevanti iniziative realizzate in Italia nell’ambito della valorizzazione dei patrimoni immateriali dopo la ratifica del Parlamento della relativa Convenzione Unesco. Un’iniziativa che trova ora la sua consacrazione con l’inaugurazione di una sede nazionale dove i diversi dati documentari (sonori, audiovisivi e fotografici) potranno essere consultati su una teca unitaria, e non più solo su base regionale, e dove si spera di proseguire con rinnovato slancio il cammino intrapreso.
Con circa 12.000 documenti già catalogati e immessi nel sistema di fruizione e altrettanto materiale già acquisito ma ancora da catalogare, la Rete degli Archivi Sonori si configura come una delle più rilevanti iniziative realizzate in Italia nell’ambito della valorizzazione dei patrimoni immateriali dopo la ratifica del Parlamento della relativa Convenzione Unesco. Un’iniziativa che trova ora la sua consacrazione con l’inaugurazione di una sede nazionale dove i diversi dati documentari (sonori, audiovisivi e fotografici) potranno essere consultati su una teca unitaria, e non più solo su base regionale, e dove si spera di proseguire con rinnovato slancio il cammino intrapreso.
In piazza (archivio Altrosud)
Tra i sei archivi regionali, anche l’Archivio Sonoro della Campania con la sua ricca dotazione documentaria, dalle ricerche di De Simone sui carnevali campani, con le fotografie di Marialba Russo, ai film ambientati nella regione da Luigi Di Gianni, dalle ricerche di Annabella Rossi su forme partenopee di tarantismo alle rilevazioni sul campo del TeatroGruppo di Salerno, dalle registrazioni di Roberto Leydi sui riti pasquali di Sessa Aurunca fino all’imponente fondo di Paolo Apolito sui principali fenomeni culturali e antropologici della regione.
Giovanna Marini e Portelli coi cantori della Valnerina (ph S. Coppi)
La Rete degli Archivi Sonori di Musiche di Tradizione Orale si inserisce in un vasto progetto di valorizzazione e promozione della ricerca dialettologica e linguistica che la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma considera fondamentale. In tale contesto si inserisce la riflessione incessante sul pensiero e sull’opera di Tullio De Mauro, cui dal 2017 è intitolata la Sala di linguistica e letteratura che, tra le altre cose, conserva e mette a disposizione il suo fondo librario. Sempre di questi ultimi anni è l’acquisizione, nel 2018, del Fondo appartenuto al Centro di documentazione della poesia dialettale“Vincenzo Scarpellino”, fondamentale per gli studi dialettologici. L’inaugurazione si prospetta come «l’avvio di un più articolato percorso dove il recupero e la messa in sicurezza di documentazione di inestimabile valore sarà solo il presupposto per avviare anche attività di animazione culturale al fine di riannodare il filo con la tradizione, ravvivando al presente repertori e modalità esecutive: una memoria viva, dunque, come, nel corso dell’inaugurazione, dimostreranno alcune scuole laziali che hanno rivisitato alcuni canti regionali all’interno di un concorso promosso proprio dalla Rete degli Archivi Sonori», “Adotta un canto, scopri una tradizione” al quale si intende dare «una cadenza annuale». Il programma del 13 marzo: dopo i saluti i del sottosegretario del ministero per le Attività Culturali Gianluca Vacca introduce Andrea De Pasquale, direttore Biblioteca Nazionale Centrale di Roma; seguono gli interventi di Domenico Ferraro (Università di Roma-Tor Vergata, presidente associazione Altrosud) Raffaele Di Mauro (Liceo Musicale Pisacane di Sapri, responsabile scientifico Archivio Sonoro della Campania) Alessandro Portelli (Università “La Sapienza” di Roma, presidente Circolo Gianni Bosio di Roma) Nicola Scaldaferri (Università di Milano, responsabile LEAV-Laboratorio di Etnomusicologia e Antropologia Visuale). Per la sezione “Dalle musiche di tradizione orale alla poesia improvvisata in ottava rima” seguono Maurizio Agamennone (Università di Firenze, responsabile di APORIE-Per un archivio della poesia estemporanea in ottava rima) e David Riondino (cantautore e scrittore, responsabile de “L’ottava. Accademia di Letteratura Orale”). Per “Una memoria viva: i laboratori delle scuole” intervengono gli istituti comprensivi Fidanae, San Biagio dei Platani e Piaget-Majorana, il liceo musicale Farnesina di Roma e il James Joyce di Ariccia. Seguono gli interventi musicali dei Zampognari di Villa Latina e di Donato De Acutis e Giampiero Giamogante, poeti improvvisatori in ottava rima del reatino.
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