Addio a Josip Osti, l’amore assurdo e la contestazione
- Scritto da Gianluca Paciucci ( Il Manifesto)
- Categoria: Cultura
Josip Osti, poeta nato a Sarajevo nel 1945 e morto a Tomaj (Carso sloveno) sabato scorso dopo una lotta di sette anni contro un tumore, è stato uno dei più importanti poeti jugoslavi della generazione emersa tra gli anni Settanta e Novanta del secolo scorso, ma attivissimo ancora nello spazio balcanico – e non solo – dopo la dissoluzione del suo Paese. Capace di scrivere in serbo-croato come in sloveno, in queste lingue non trovava una patria ma una contestazione, nell’uso quotidiano e poetico, di quell’eccesso di patria e patrie di cui il suo mondo è stato vittima.
IN UNO DEI SUOI TESTI più celebri, «Sono un albero che cammina, corre, vola» (poesia raccolta nell’antologia con testo originale a fronte L’albero che cammina, Multimedia edizioni, 2004; traduzioni di Jolka Milic, morta in inizio 2021) Osti così scrive: «Sono un albero che cammina, corre, vola…/ Un albero che cammina sulle mani e si contempla/ nello specchio del cielo. Che corre nudo/ tra i prati, tra due realtà e due sogni./ Che una volta vola sopra Sarajevo e la seconda/ sopra Tomaj. Che tranne l’amore assurdo,/ non ha né patria né paese natío. Che anche/ quando germoglia e fiorisce, non smette di/ appassire e di morire». L’amore assurdo è stata la sua unica patria, e la ragione della sua poesia amaramente condita, negli ultimi decenni, dallo scandalo della guerra.
Leggi tutto: Addio a Josip Osti, l’amore assurdo e la contestazione
A lu funtanìnu di lu Càrminu
- Scritto da Angelo Siciliano
- Categoria: Tradizioni
A LU FUNTANÌNU DI LU CÀRMINU
(Alla fontanina di Piazza del Carmine
dialetto dell'Ottocento di Montecalvo Irpino) Link del post su Fb 2022:
"Quattu ffémmini munticalivési cu li pann'antichi, una ca fa la cauzètta; tre mmaccatóra e na pannùccia cu lu tuórchju e lu varrìlu 'n capu; li varrìli cu li chjérchja di fierru e chjérchja di lignàmu; lu funtanìnu cu lu pìsciuru". Quattro donne montecalvesi coi costumi antichi, di cui una sferruzza la calza, e una quinta, ritagliata a destra, con la veste intera che nel tempo avrebbe soppiantato i due costumi ottocenteschi; tre donne col fazzolettone, una con la pannuccia col cercine e il barile sul capo, come la donna ritagliata; i barili hanno cerchi in ferro e cerchi in legno accoppiati; la fontana ha un bel getto
Famiglia Franco
- Scritto da Dal Web
- Categoria: Attualità
Le origini dell'antica e nobile famiglia Franco si radicano probabilmente nella presenza politica di Re Guglielmo il Buono sul territorio irpino e che identifica nella figura di Petrus Frànculo (XII sec.), primo feudatario di Mons Calvus (attuale Montecalvo) che insieme a Gugliemo Potofranco per primo amministrò Mons Calvus come riportato nel Catalogo dei Baroni Normanni compilato ai tempi di Guglielmo il Buono e conservato presso l’archivio di Stato di Napoli, il proprio capostipite. "Petri Franculi et Guillelini Potifranci - tenent Montem calvum, quod est feudum quatuor militum et Genestram feudum unius militis -
et cum augumento obtullt milites decem". A seguito della probabile cessione del feudo la famiglia, stanziatasi stabilmente sul territorio montecalvese scelse, probabilmente per motivi di carattere patrimoniale, di non abbandonare la cittadina perpetuando il suo ruolo di riferimento politico per il popolo nei successivi secoli. L’archivio storico della città documenta la presenza stabile della famiglia sul territorio nel corso dei secoli concedendo una traccia ben delineata nella sua linea genealogica principale degli ultimi trecentocinquanta anni.
© Arma della Famiglia Franco dipinta sulla volta d'ingresso del Palazzo di Montecalvo Irpino.
Parzanese Pietro Paolo
- Scritto da Angelo siciliano
- Categoria: Attualità
Pagina 26 di 237