Montecalvo Irpino : in ricordo di Cristino cantore della cultura contadina
- Scritto da Angelo Siciliano
- Categoria: Tradizioni
È passato un anno dalla morte di Felice Cristino, avvenuta a Montecalvo Irpino il 1° febbraio 2010. Il suo ricordo è immutato nei familiari e ancora vivo in chi lo conobbe e ne apprezzava le capacità affabulatorie e canore. Grande raccontatore di antichi “cunti” e cantatore di canti arcaici contadini, durante i lavori nei campi, affascinava pìccul’e gruóssi.Era nato nel 1921 e nel 1945, finita la guerra, tornò dai genitori dalla Grecia, dov’era stato prigioniero dei tedeschi. Fu bracciante, come le moltitudini di lavoratori agricoli, quando l’aratro adoperato nei campi era ancora tirato dai buoi. Sposatosi con Annunziata Blundo, ebbe tre figli e visse da contadino e pastore, affittuario di un appezzamento di terra con casolare, in contrada Frascino, che con gli anni sarebbe riuscito a comprare. Visse con orgoglio del proprio lavoro onesto e dignitoso. Fu poeta-contadino e aderì al Partito comunista. Non avrebbe mai rinunciato agli ideali di sinistra. Era uno straordinario depositario della cultura orale locale e sapeva trasmetterla col sorriso.
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Montecalvo Irpino : La storia
- Scritto da Redazione
- Categoria: Storia
I bastioni del castello medievale, costruito sul punto più alto del paese, sorvegliano sconfinati e variegati paesaggi in cui si distinguono, volgendosi in giro, la valle del Miscano con i piccoli centri abitati di Buonalbergo, Casalbore, Ginestra degli Schiavoni e Castelfranco, la valle dell'Ufita trapuntata dai borghi della Baronia, ed ancora il massiccio del Taburno - Camposauro e la vetta del Partenio.Montecalvo è incastonata sul crinale di un'altura a circa 623 metri di altezza e si raggiunge percorrendo una serie di tornanti che si avvitano lungo il colle costeggiando boschi, campi arati e dolci colline. Il borgo antico ha una conformazione tipicamente medievale, con le case che si stringono attorno al castello feudale, costruito dai Longobardi, secondo alcuni studiosi locali, sul sito di una precedente struttura fortificata romana, di cui però i recenti scavi archeologici non hanno rinvenuto traccia. Nel corso dei secoli l'abitato ha subito rimaneggiamenti ed ampliamenti e attorno al nucleo originario si sono aggiunte diverse costruzioni. Video
Memoria contadina
- Scritto da Paolo Saggese
- Categoria: Tradizioni
Angelo Siciliano è nato a Montecalvo nel 1946, appartiene a quelli che abbiamo definito i poeti della diaspora. Vive a Trento, «ma - dichiara - idealmente non mi sono mai distaccato dalla mia terra». La sua esperienza intellettuale ha inizio con “Versi biologici” (1977), cui seguono le poesie di “Tra l’albero di Giuda e quello del Perdono” (1987).Sono due raccolte di componimenti in italiano, che dimostrano un’eleganza e un’ispirazione non comuni, che richiamano alla memoria la migliore produzione dei poeti del Sud, da Scotellaro ad Alfonso Gatto, per arrivare agli autori della nostra Irpinia. Resto ammirato di fronte alla produzione poetica, artistica e antropologica di Angelo (all’anagrafe Angelomaria) Siciliano , nato a Montecalvo nel 1946, e che, da una vita ormai, ha abbandonato con il “corpo” l’Irpinia.
Lo zio d'America
- Scritto da Angelo Siciliano
- Categoria: Notizie
Questo testo rispecchia più o meno fedelmente quel mondo di affetti divisi, patrimonio comune sino agli anni Sessanta del Novecento e raccontato durante i lavori nei campi o dalle donne alle fontane e ai lavatoi pubblici. Fino a quegli anni, qualche ragazzo o ragazza ancora partiva dal paese per l’America, dopo aver contratto matrimonio per procura con qualche discendente degli emigrati di inizio Novecento. Lo zio in questione è il mio prozio Pompilio Iannone.Quando, una ventina di anni fa, chiesi a un mio amico, che aveva pure lui dei parenti americani, di tradurre in inglese questo testo, come aveva già fatto con un’altra mia poesia, mi rispose che, nonostante la bellezza struggente del contenuto, non se la sentiva. Aveva troppo rispetto per i parenti, ormai americani di seconda e terza generazione. Rispetto che lui estendeva alla memoria dei parenti emigrati scomparsi, che si erano trovati di fronte una realtà sconosciuta nel Nuovo Mondo, dove incontravano difficoltà non meno dure e pesanti, rispetto a quelle che si erano lasciati alle spalle e che affrontavano da sempre quelli rimasti in paese. Ma almeno negli USA c’era il lavoro e, nell’immaginario dei parenti in Italia, questo significava dollari e quindi benessere. Probabilmente erano gli stessi emigranti ad alimentare queste aspettative
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