I bastioni del castello medievale, costruito sul punto più alto del paese, sorvegliano sconfinati e variegati paesaggi in cui si distinguono, volgendosi in giro, la valle del Miscano con i piccoli centri abitati di Buonalbergo, Casalbore, Ginestra degli Schiavoni e Castelfranco, la valle dell'Ufita trapuntata dai borghi della Baronia, ed ancora il massiccio del Taburno - Camposauro e la vetta del Partenio.Montecalvo è incastonata sul crinale di un'altura a circa 623 metri di altezza e si raggiunge percorrendo una serie di tornanti che si avvitano lungo il colle costeggiando boschi, campi arati e dolci colline. Il borgo antico ha una conformazione tipicamente medievale, con le case che si stringono attorno al castello feudale, costruito dai Longobardi, secondo alcuni studiosi locali, sul sito di una precedente struttura fortificata romana, di cui però i recenti scavi archeologici non hanno rinvenuto traccia. Nel corso dei secoli l'abitato ha subito rimaneggiamenti ed ampliamenti e attorno al nucleo originario si sono aggiunte diverse costruzioni. Video
Sorta ai margini di un importante nodo stradale rappresentato dalla via Traiana e dal Regio Tratturo, Montecalvo è stata per secoli una tappa obbligata per soldati, commercianti, pastori e pellegrini diretti a Roma o verso il monte Gargano, luogo di fede di San Michele Arcangelo, patrono dei Longobardi.
È consigliabile una visita presso i numerosi edifici religiosi che popolano il paese e che custodiscono preziosi dipinti, intarsi lignei e sculture. Tracce di un passato importante restano lungo i vicoli che rasentano palazzi con fregi e antichi portali, spesso dotati di mascheroni in pietra dalle espressioni grottesche, posti per spaventare e allontanare gli spiriti maligni. Stretti sottopassaggi conducono a spazi infiniti dove il blu del cielo si sposa con il giallo arido dei calanchi, perforati da millenarie grotte. Cavità e abitazioni in pietra hanno dato vita al rione Trappeto, nucleo storico di Montecalvo.
Paese permeato da arte, religione e mistero. Qua le leggende hanno trovato terreno fertile e hanno reso magiche le notti di Montecalvo con streghe (janare) e dispettosi folletti (scazzamarielli). A volte sembra quasi di sentire le loro beffarde risate, il fruscio delle scope e un bisbiglio di formule magiche invadere il dedalo di stradine e scalinate per inerpicarsi fino al castello.
Meta anche di turismo religioso, Montecalvo è rinomato per il mistero della Madonna dell'Abbondanza e per aver dato i natali a San Pompilio Maria Pirrotti e al Beato Felice da Corsano.
STORIA
Una frequentazione stabile della zona fin dall'età romana è attestata dal rinvenimento di strutture murarie riferibili ad una villa rustica in località Tressanti, nonché dal materiale archeologico proveniente da necropoli ed aree segnalate in varie altre località del territorio montecalvese.
La derivazione del nome del paese è da ricercare nel latino mons con il composto calvus, termine ascrivibile probabilmente al paesaggio brullo. Una seconda interpretazione, meno verosimile, spiega il termine “calvo” derivante da Calvia, il nome di una famiglia romana che avrebbe avuto diversi possedimenti sulla collina.
La prima notizia storica di Montecalvo è contenuta in un documento del 1099, in cui si fa riferimento all'invio di circa sessanta armati di quella zona nella spedizione in Terra Santa voluta da Guglielmo il Buono.
La Cronaca di Alessandro Telesino ricorda che nel 1137 Ruggero II, sovrano normanno in guerra con il conte di Avellino, si accampò ai piedi del castello di Montecalvo.
Nel Catalogo dei Baroni risulta che la prima famiglia feudataria fu quella dei Potofranco. In seguito alle distruzioni provocate dalle truppe di Manfredi di Svevia, il feudo venne concesso dapprima al nobile Matteo Diletto (1276) e poi donato dal re Carlo I d'Angiò al salernitano Giovanni Mansella.
Dalla fine del 1300 Montecalvo seguì le vicende della contea arianese, alla quale rimase aggregata durante i governi dei Sabrano, degli Sforza e dei Guevara. Nel 1456 un violento terremoto determinò il quasi totale abbandono del borgo e la completa distruzione del castello medievale. Nel 1486 il feudo passò sotto il diretto governo della Regia Corte e venne venduto, assieme ai feudi di Corsano e Pietrapiccola, dal re Alfonso II d'Aragona ad Ettore Pignatelli, duca di Monteleone e vicerè di Sicilia. Costui gestì le rendite provenienti dal territorio fino al 1501, anno in cui il paese fu venduto ad Alberico Carafa, primo duca di Ariano.
Durante la breve dominazione francese, che ebbe inizio nello stesso anno 1501, signore di Montecalvo fu Pietro del Rohan, maresciallo di Francia e fedelissimo di re Ludovico. Ristabilito il potere spagnolo, re Ferdinando il Cattolico restaurò il ducato arianese che, con Montecalvo, tornò in possesso di Alberico Carafa. Nel 1507 Montecalvo fu donata da questi al figlio secondogenito Sigismondo, che nel 1525 ne fu nominato conte.
Per quasi un secolo i Carafa amministrarono la contea di Montecalvo, fino a quando, nel 1594, fu acquistata da Carlo Gagliardi, che nel 1611 si fregiò del titolo di duca.
Alla sua morte, nel 1624, il ducato passò alla famiglia Pignatelli, a cui appartenne fino al 1806, anno dell'abolizione dei diritti feudali nell' Italia meridionale.
Nel corso dei secoli il paese è stato flagellato da diversi terremoti. In particolare quelli del 1930 e del 1962 hanno distrutto diverse chiese, causato gravi danni al palazzo ducale e alla Chiesa di Santa Maria Assunta, di cui fu anche abbattuto il campanile.
Videopanoramica di Montecalvo dal sito Regio tratturo