Nel 1884 il Dott. Nicola Santorelli diede alla luce l’opera «Inscriptiones Sepulcrales», e del P. Caccese scrive quanto segue:

Crescenzio Caccese Casa  Montecalvi

Ordine Sacerdotale

 Liguoriano Esaminatore sinodale

Chi della disciplina e dei sermoni Smarrito sulla via del potere Al culmine della scarsità di beni

 Ha distribuito il mais ai poveri Il censimento dei Cenobi è stato effettuato con conti onesti

Al tesoro della perdita devoluta di Costernatus

 L'apoplessia viene tolta Ann. ha vissuto. 80

E' morto Agosto 1863

Crescentio Caccese
Montecalvi Domo
Liguoriani Ordinis Sacerdoti
Examinatori Synodali
Qui Disciplinae Et Concionum Vi
Deerrantes In Virtutis Viam Reduxit
In Summa Annonae Penuria
Frumentum Pauperibus Dispertivit
Coenobii Census Honestis Rationibus Ancti
Ad Fiscum Devoluti Jactura Costernatus
Apoplexi Est Abreptus
Vixit Ann. LXXX
Decessit Postrid. Non. Aug. MDCCCLXIII

Crescenzio Caccese Casa  Montecalvi

Ordine Sacerdotale

 Liguoriano Esaminatore sinodale

Chi della disciplina e dei sermoni Smarrito sulla via del potere Al culmine della scarsità di beni

 Ha distribuito il mais ai poveri Il censimento dei Cenobi è stato effettuato con conti onesti

Al tesoro della perdita devoluta di Costernatus

 L'apoplessia viene tolta Ann. ha vissuto. 80

E' morto Agosto 1863

Traduzione

De coenobiticis regulis observandis sollicitus pro regulari disciplina pervigilavit. Cuius rei laudem adeptus sodalitatis leges typis mandavit quos, ut exacte sua etiam vigeret disciplina, sibi addixerunt aliae sacrae sodalitates.

Gravis rerum pronunciator electis sententiis, severa eloquentia, actionis dignitate auditorum animos permovit; sed conciones habens popularis, quam doctus videri maluit.

Uberiorem fructum in sacris Missionibus collegit: ea enim vi vitiorum in sactorbatur sordes, ut resipiscentiae aculeos in auditorum animis relinqueret.

Certe propter eius conciones complures poenitentia rite expiati ex conscientiae maculis se abstergere, alii e vitiorum coeno emergere sunt visi.

Anno 1842-54, cum in Silari Anfidisque regione rei frumentariae incenderetur annona, et negotiatores frumentum compresfissent, plebi et quibus durior erat mendicatis deficiebat panis. Hinc, multum tritici et leguminum, quod caenobitae ex Apulia emerant ad famem a plebecula pluribusque accolis propulsandum, sociorum consensione, convertit.

Josephus Nicolai Compsae Archiepiscopus, collatis cum admodum reverendo Alphonso Liguori C. SS. R. Institutore consiliis, Collegium pro Liguoriana sodalitate extra Capitis Silari moenia, in amoenissimo colle, Materdomini dicto, constituit, quod quidem adclamatum est placuitque populo Capitis Silari, et finitimis.

Ad haec cessionem aediculae Matris Domini et mansionum cum medietate eius redituum et Gonorum a Clero Capitis Silari, publico actu rogato, 5 Decembr. 1748 provocavit.

Haec aliaque firmavit, editis litteris ad Alphonsum Liguori et socios, 25 Jan. 1748 (Ex Synod. Dioec. Comp. Lupoli, p. 307.)

Volventibus annis aedificium quaque versus ampliatum, pulcherrimo prospectu et lapideis arcubus, splendida ecclesia auctum omnium admirationem excitat.

Jucundam etiam revocat memoriam primorum S. Alphonsi sodalium, qui ex hoc coenobis prodiere, et opinione sanctitatis decesserunt.

Sed anno 1861, flagrante rerum cenversione, coenobia abolita sunt, et eorum bona in Fisci manus delapsa temere et longe minoris vendebatur.

Tanta iactura, et fiscalibus effusis venditionis, cum ipse honestis curis et cauta administratione agros et preditus auxisset, admodum costernatus est Crescentius. Diuturna animi contentis, defatigato corde, cerebrum attigit.

Maiorum pietas Monasteria prope urbes et oppida, ad religionem fovendam, et ad publicas vel privatas aerumnas sublevandas constituit.

Quibus inconsulta lege interdictis, quantum deprimenti passa sit religio, et societas ipsa recte iudicanti est compertum. Sed pacatis et compositis publicis rebus, ad religiosi sensus et probitatis instaurationem, religiose familiae in Italia, nihil dubito erunt revicturae, meque spe non longinqua esse ductum confido.

Montella (AV) Il celebre santuario del SS. Salvatore dove P. Crescenzio Caccese, nativo di Montecalvo Irpino, fu per 10 anni di seguito a predicare la novena, tanto era apprezzato il suo modo di predicare. E nel giorno dedicato al SS. Salvatore, il 6 Agosto 1863, il missionario redentorista morì a Materdomini.

Si preoccupava dell'osservanza delle regole cenobitiche e curava la regolare formazione. Avendone ricevuto lode, ordinò che fossero stampate le leggi dell'associazione, le quali, affinché anche la propria disciplina fosse esattamente in vigore, si aggiunsero altre sacre associazioni.

Un serio oratore di affari commuoveva i cuori de' suoi ascoltatori colle sue frasi scelte, con la sua severa eloquenza, e con la dignità della sua azione; ma preferiva apparire popolare piuttosto che dotto, tenendo sermoni. Raccolse i frutti più abbondanti nelle sacre Missioni: perché con la forza dei suoi vizi trafisse la sporcizia, così da lasciare i pungiglioni del pentimento nell'anima dei suoi ascoltatori. È certamente a causa delle sue prediche che molti, debitamente espiati dalla penitenza, poterono asciugarsi dalle macchie della coscienza, mentre altri videro emergere dal pantano dei vizi. Nell'anno 1842-54, quando nella regione di Silari e di Anfidi furono bruciati i depositi di grano, ed i mercanti schiacciarono il grano, il popolo e i più duri erano mendicanti per mancanza di pane. Quindi, con il consenso dei suoi alleati, convertì una grande quantità di grano e di verdure, che i Cenobiti avevano acquistato dalla Puglia per scongiurare la fame dei plebei e della maggior parte degli accoliti. Josephus Nicolai Arcivescovo di Compsa, insieme al reverendissimo Alphonso Liguori C. SS. Per consiglio di R. fondatore, fondò un collegio per la comunità liguoriana fuori delle mura di Capit Silari, su un colle amenissimo, chiamato Materdomini, che veramente fu acclamato e gradito dal popolo di Capit Silari e dai vicini. Per queste cessioni dell'edicola della Madre di Dio e dei palazzi con metà delle sue rendite e dei Gones da parte del Clero del Capo di Silari, con atto pubblico richiesto, il 5 dicembre. 1748 contestato Queste ed altre cose confermò nelle lettere pubblicate ad Alfonso de' Liguori ed ai suoi soci il 25 genn. 1748 (Dal Sinod. Dioec. Comp. Lupoli, p. 307.) Con il passare degli anni l'edificio venne ampliato in ogni direzione, con una bella vista e archi in pietra, la splendida crescita della chiesa suscita l'ammirazione di tutti. Fa venire in mente anche il ricordo dei primi membri di Sant'Alfonso, che uscirono da questo monastero e morirono credendo nella santità. Ma nel 1861, in un violento rivolgimento di affari, i conventi furono soppressi, ed i loro beni caddero a caso nelle mani dell'erario e furono venduti a molto meno. Di fronte a una perdita così grande e a spese della vendita, quando lui stesso aveva aumentato i campi e il bottino con onestà e amministrazione attenta, Crescenzio rimase molto costernato. Con spirito a lungo soddisfatto, con il cuore stanco, raggiunse il suo cervello. La pietà degli antichi stabilì monasteri presso città e paesi, per incoraggiare la religione, e per alleviare le difficoltà pubbliche o private. Quando furono proibiti da una legge sconsiderata, quanto la religione e la stessa società avessero sofferto in modo deprimente, lo scoprì il giusto giudice. Ma con la pace e la stabilità della cosa pubblica, con la restaurazione del senso religioso e dell'onestà, le famiglie religiose in Italia saranno senza dubbio ristabilite, e spero di non andare lontano nella speranza.

Si preoccupava dell'osservanza delle regole cenobitiche e curava la regolare formazione. Avendone ricevuto lode, ordinò che fossero stampate le leggi dell'associazione, le quali, affinché anche la propria disciplina fosse esattamente in vigore, si aggiunsero altre sacre associazioni. Un serio oratore di affari commuoveva i cuori de' suoi ascoltatori colle sue frasi scelte, con la sua severa eloquenza, e con la dignità della sua azione; ma preferiva apparire popolare piuttosto che dotto, tenendo sermoni. Raccolse i frutti più abbondanti nelle sacre Missioni: perché con la forza dei suoi vizi trafisse la sporcizia, così da lasciare i pungiglioni del pentimento nell'anima dei suoi ascoltatori. È certamente a causa delle sue prediche che molti, debitamente espiati dalla penitenza, poterono asciugarsi dalle macchie della coscienza, mentre altri videro emergere dal pantano dei vizi. Nell'anno 1842-54, quando nella regione di Silari e di Anfidi furono bruciati i depositi di grano, ed i mercanti schiacciarono il grano, il popolo e i più duri erano mendicanti per mancanza di pane. Quindi, con il consenso dei suoi alleati, convertì una grande quantità di grano e di verdure, che i Cenobiti avevano acquistato dalla Puglia per scongiurare la fame dei plebei e della maggior parte degli accoliti. Josephus Nicolai Arcivescovo di Compsa, insieme al reverendissimo Alphonso Liguori C. SS. Per consiglio di R. fondatore, fondò un collegio per la comunità liguoriana fuori delle mura di Capit Silari, su un colle amenissimo, chiamato Materdomini, che veramente fu acclamato e gradito dal popolo di Capit Silari e dai vicini. Per queste cessioni dell'edicola della Madre di Dio e dei palazzi con metà delle sue rendite e dei Gones da parte del Clero del Capo di Silari, con atto pubblico richiesto, il 5 dicembre. 1748 contestato Queste ed altre cose confermò nelle lettere pubblicate ad Alfonso de' Liguori ed ai suoi soci il 25 genn. 1748 (Dal Sinod. Dioec. Comp. Lupoli, p. 307.) Con il passare degli anni l'edificio venne ampliato in ogni direzione, con una bella vista e archi in pietra, la splendida crescita della chiesa suscita l'ammirazione di tutti. Fa venire in mente anche il ricordo dei primi membri di Sant'Alfonso, che uscirono da questo monastero e morirono credendo nella santità. Ma nel 1861, in un violento rivolgimento di affari, i conventi furono soppressi, ed i loro beni caddero a caso nelle mani dell'erario e furono venduti a molto meno. Di fronte a una perdita così grande e a spese della vendita, quando lui stesso aveva aumentato i campi e il bottino con onestà e amministrazione attenta, Crescenzio rimase molto costernato. Con spirito a lungo soddisfatto, con il cuore stanco, raggiunse il suo cervello. La pietà degli antichi stabilì monasteri presso città e paesi, per incoraggiare la religione, e per alleviare le difficoltà pubbliche o private. Quando furono proibiti da una legge sconsiderata, quanto la religione e la stessa società avessero sofferto in modo deprimente, lo scoprì il giusto giudice. Ma con la pace e la stabilità della cosa pubblica, con la restaurazione del senso religioso e dell'onestà, le famiglie religiose in Italia saranno senza dubbio ristabilite, e spero di non andare lontano nella speranza.

Mons. De Luca, Arcivescovo di Conza, scrive al Cardinale Cosenza: «Il P. D. Crescenzio Caccese soggetto benemerito della Congregazione Liguorina conta oltre a 40 anni di predicazione, avendone più di 70 d’età».

Nel Libro delle Messe si legge: «Morì munito di tutti i Sacramenti, ed uniformato al divino volere. Otto mesi prima del suo transito fu colpito da apoplessia. Egli era dotato di ottimi talenti, nonché di una voce e di una compuntiva tutta particolare nel fare la predica grande.

Dal Libro Parrocchiale di Caposele poi rileviamo queste parole:

«Adm. Rev. P. D. Crescentius M.a Caccese C. SS. R. filius q D. Antonii et D. Angelae Mauselli, in praedicatione Verbi Dei eximius Orator et animarum salute procuranda strenuus…

A Montella fu per 10 anni di seguito a predicare la novena del SS.mo Salvatore nel celebre Santuario, tanto accorsato da pellegrini, perché aveva molto incontrato e piaceva a tutti. Un giorno fu ferito mortalmente per scambio, ma subito lui perdonò il colpevole. Il che più spinse il paese ad amarlo.

Era versatissimo nella Storia, specie negli Annali del nostro grande P. De Meo.

Fu Rettore del Collegio di Materdomini dal 1814 al 1819 e poi eterno Ministro. Egli edificò la Sala Nobile colla Loggia che poi fu abbattuta perché pericolante, ed aumentò lo Studentato di altre due stanze.

Fece l’attuale Grande Refettorio e l’attuale Nuova Cucina, come rilevasi dall’iscrizione ad Ovest: «A. D. 1818».

Per effetto di una lunga predicazione a Salerno gli si gonfiò la gola e così restò poi con la gorgia. Negli ultimi anni perché gravoso e vecchio veniva tirato su con una carrucola pei corridoi onde farlo un po’ sollevare.

Morì il 6 Agosto 1863, giorno dedicato al SS.mo Salvatore, che aveva tanto elogiato ed onorato colla sua eccellente predicazione. [Era nato a Montecalvo Irpino il 30 aprile 1786].

Insieme ai Padri Altarelli e De Vivo, celebri missionari come lui, per ordine del Rettore Maggiore, compose il «Metodo Pratico per le Missioni» detto «Pentateuco»; e lasciò le seguenti brevi Perorazioni:

1° Sulla Misericordia, 2° Procrastinazione, 3° Peccato Mortale, 4° Effetti Sp.li, 5° Effetti Temp.li, 6° Scandalo, 7° Importanza della Salute, 8° Morte Pessima, 9° Morte Incerta, 10° Giudizio Finale, 11° Eternità delle Pene, 12° Pene dei Sensi, 13° Pene del danno, 14° Paradiso, 15° Pecc. che rinnova la Passione, 16° Numero delle Grazie, 17° Numero dei Peccati, 18° Fine dell’uomo, 19° Felicità del Giusto, 20° Abbandono, 21° Ingratitudine, 22° Eccellenza dell’anima, 23° Giudizio Particolare, 24° Recidivi, 25° Pochi si salvano, 26° Infelicità del peccatore, 27° Bestemmia, 28° Disonestà, 29° Sacrilegio, 30° Vanità del Mondo.

Profilo tratto da Biografie manoscritte
del P. S. Schiavone –
vol.2 Pagani, Archivio Provinciale Redentorista.

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