Montecalvo nel SEICENTO

Riportiamo l'articolo di GIOVANNI ORSOGNA pubblicato dal CORRIERE DELL' IRPINIA , nella sezione cultura "Viaggio nei tesori dell' Irpinia",  il 27/12/2004  con il titolo : MONTECALVO NEL SEICENTO - QUELLA LEGGENDA DEGLI AMANTI VINCENZO  EFELICETTA

Montecalvo Irpino svetta su un’amena dorsale, quasi un’acropoli a scrutare come una sentinella la Valle del Miscano. Il panorama è a 360° specie sul castello ducale, dove d’estate spunta esile il Cardo di S. Giovanni e richiama alla memoria il celebre romanzo del nostro vate Giovanni Bosco Maria Cavalletti, il quale dalla forbita penna di storico e con vena poetica ha voluto rievocare una struggente storia d’amore del XXVII secolo.
In questo romanzo storico intitolato "Il Cardo di S. Giovanni", l’autore ci fa tuffare nella Montecalvo del seicento e qui rivive D. Vincenzo Ciolla sacerdote e artista insieme a Felicetta, due cuori e un grande amore, che superano ampiamente la storia: " al di la del fato, un amore senza tempo".


Chiunque passi tra i vicoli e le chiese montecalvesi, se si pone in ascolto, può, percepire tra il vento, oppure nelle calde assolate estive, una voce che riecheggia tra le pietre, i ricchi portali o al sussurrare del vento...
Giancarla Mursia, così nella prefazione del mirabile testo, edito da Firenze libri del 2000, " Vincenzo Ciolla uomo, prete, artista è il protagonista della vicenda narrata con matura abilità dell’autore alla sua opera prima (...) (egli) è veramente esistito e molte opere policrome si possono ancora oggi ammirare (...) in Montecalvo presso l’Oasi di S. Antonio, convento francescano tra i più belli dell' Irpinia, a Casalnuovo Monterotaro (Fg) e nella celebre Certosa di Padula (Sa)..(...) il contenuto regolato di pacata armonia di avvenimenti, personaggi, situazioni e figure, incorniciate in un paesaggio essenziale (...)".

Queste sensazioni fuori dal comune si percepiscono intensamente per il visitatore che vuole visitare il centro storico, specie nel periodo invernale, o godersi gli speciali tramonti sulla campagna circostante.
Vieni a Montecalvo o gentile turista, e scoprirai la storia di Vincenzo e Felicetta.
Nel lontano seicento, le ragazze erano solite cogliere il Cardo di S. Giovanni, per quelle che lo trovano fiorito era foriero di un fortunato matrimonio. Così avvenne per Felicetta. Vincenzo era contrariato ed inquieto per il amore per Dio, la natura, l' arte e per l' amore sponsale.
Ma doveva fare i conti con le credenze popolari e l' ignoranza della gente, ancora oggi si sente l' eco degli sfottò della gente che al passaggio del prete mormoravano alle spalle:
"Angiolina è sconsolata / che don Diego l'ha lasciata / Agostino poveretto / Ha finito con le pezze / Chi l'altare manomette /Se ne aspetti le saette"
Il promesso sposo di Angiolina, futura moglie di D. Ciolla era il notaio D. Agostino
Il sacerdote artista, fedele alla sua coscienza, chiese di essere dispensato dal sacerdozio, e ridotto allo stato laicale, convolò a nozze con Angiolina, ma la sorte aveva stabilito diversamente. Sia la madre che la figlia morirono lo stesso giorno, e quando vestirono la defunta con il suo abito da nozze, nel corpetto trovarono una pezzolla dove aveva conservato il cardo fiorito, ma macchiato di sangue. La credenza popolare interpretò quel cardo macchiato di sangue come foriero di tristi sciagure. E cosi successe.
 

Il rione Trappeto

La testimonianza del mare pliocenico, cinque milioni di anni fa faceva parte del golfo del Mare Adriatico, è presente a Montecalvo, di grande interesse per speleologi e amanti della natura. Troviamo, infatti, nelle grotte del Rione Trappeto eccezionali esempi di architettura rupestre di grande fascino, simili ai Sassi di Matera.
Di qui l’appello rivolto all' amministrazione per il recupero di questo rione e del centro storico, vero monumento alla bellezza della pietra montecalvese, con i sui unici portali di stile spagnolesco che si trovano sulla via che da S. Nicola conduce al Chiassetto Caccese o al castello ducale.
 

Dio guardi Montecalvo S. Pompilio Maria Pirrotti

Continua ad accompagnarci lo storico Cavalletti, Montecalvo non può fare a meno del suo santo scolopio, tra le figure più eccelse di santità che una comunità interna abbia dato alla Chiesa. Un uomo, un educatore, un santo che girò per le contrade d' Italia, ma che non ha mai dimenticato il suo paese natale. Il primo saluto al pellegrino o al turista viene dato da una statua marmorea collocata all' inizio del paese. Un santo giovane che mostra la croce e addita al cielo.
Il 17 giugno 1765 S. Pompilio volle salutare affettuosamente il suo paese con un arrivederci in cielo accolto dalla Mamma Bella dell' Abbondanza e così vergò la sua ultima lettera: "...cominciando da Mamma Bella del Carmine, fino a S. Maria, e da S. Maria fino all' Angelo fino al grande S. Antonio, come se io vi nominassi; e sempre più al mio caro Sposo raccomando tutti, e tutto il Paese..." Quindi lascia l'ultimo saluto: "...Vi abbraccio in Dio e in Dio vediamoci". Occorre addentrarsi nel centro storico e qui ci accoglie il suo maestoso palazzo gentilizio. Sul portale d' ingresso svetta lo stemma calcareo col motto. "Virtus et honor semper". Nello stesso corpo del palazzo vi è il sacrario col museo pompiliano da visitare.
 

La Chiesa abbaziale di S. Maria e la Cappella Carafa


Dopo molti decenni è tornata all'antico splendore la chiesa abbaziale gotica  di S. Maria di Montecalvo. L' edificio di culto custodisce tre grandi tesori: il fonte battesimale di epoca longobarda e la celebre Cappella Carafa, opera pregevole di ispirazione bramantesca, unica in Irpinia, sec  XVI e la stupenda e misteriosa icona della madonna dell' Abbondanza, custodita in un'urna di cristallo. Questa statua policroma del cinquecento era molto venerata dalla famiglia di S. Pompilio, un miracolo l'ha restituita al culto, perché ritrovata tra le mura della casa natale del Santo. E sconvolgente il misterioso teschio così come le altre figure nel cristallino della statua, oggetto di studi approfonditi, ancora in corso. Come il santo aveva aveva profetizzato, dopo cento anni la Bellissima Mamma Bella Dell' Abbondanza è ritornata, dopo attento restauro al culto. Dispiace che altri luoghi sacri pompiliani siano in stato di abbandono come la cappella rurale di S. Gaetano.
 

 

La fiera di S. Caterina

L'antica fiera di S. Caterina, descritta magistralmente dalla forbita penna di Cavalletti nel citato romanzo, dopo decenni è ritornata ad essere valorizzata, dobbiamo essere grati agli studiosi locali e allo stesso Cavalletti, se una preziosa testimonianza del passato, oggi, può essere valorizzata con opportune iniziative di marketing come quella della città del pane di cui Montecalvo è l'unica campana  a fare parte.
Rileggiamo insieme alcuni passi: " L'inverno del 1715 era iniziato precocemente. Il detto popolare "santa Caterinella, acqua o nevicella", non si era smentito ed il 25 novembre era comparsa la prima neve. Quella di S. Caterina (D'Alessandria) era la fiera più importante dell'anno. Dai giorni precedenti erano affluiti in paese venditori provenienti dall'intero circondario, oltre che dalla Puglia e dall' Abruzzo. Dall' Annunziata alla chiesa di Santa Caterina erano più di trenta passi di baracche e bancarelle (...) Era interessante colloquiare con i forestieri ed apprendere fatti lontani di storia e leggenda..."

 

Il convento di S. Antonio e l' Oasi

Andar per conventi è come ritrovare una pace interiore, lontano dai frastuoni della metropoli, S. Franceso e S. Antonio ci accolgono con il saluto francescano Pace e Bene.
Il complesso fu gravemente danneggiato dopo il terremoto del 1930. Quasi abbandonato, fu ripreso ed interamente restaurato per opera di due grandi frati francescani P. Ciccarelli e l' attuale direttore dell' oasi P. Filippo Lucarelli.
Il moderno complesso figura tra le strutture principali dell' arcidiocesi di Benevento. Un bellissimo giardino ed una chiesa accolgono con gentilezza e grazia tutti i frequentatori. In questo complesso si ammirano alcune opere artistiche, oltre alla veneratissima statua di S. Antonio da Padova, " vanno ad onore del popolo montecalvese", uno stupendo crocifisso opera di un frate scultore seicentesco ci avvolge di spupore e suggestioni mirabili. Si narra che il frate  usasse colpire il proprio corpo con fruste per la quotidiana penitenza. E proprio sul suo viso e sul corpo del Crocifisso, é possibile leggere tutto il dramma della sofferenza dell'umanità, così come il completo abbandono nelle mani del creatore. Nella sala bar è incastonato uno dei celebri paliotti di stucco policromo del sacerdote Ciolla, stappato da un vecchio altare, che ora orna il bancone del bar. La nostra visita termina lanciando uno sguardo su montecalvo, che ci saluta dall'alto come un'aquila accoglie premurosa i sui figli. Non è raro sentire la celebre romanza musicale della Notte su Montecalvo di
Mussorgsky, musicista russo che ha voluto legare il suo nome alla comunità irpina, specie quando svetta la luna piena che dal Castello illumina il cielo e la terra...e tutto ritorna al momento della creazione artistica, del congiungimento con la natura e con il Creato, proprio come fecero, D. Vincenzo Ciolla  e l'avvenente Angiolina.

Le foto:
1) Paliotto in scagliola policroma di Vincenzo Ciolla - Secolo XVIII - Foto G.B.M. Cavalletti
2) il prof. Giovanni Bosco Maria Cavalletti - Autore del romanzo "Il Cardo di San Giovanni"
3) Trappeto - foto O. Bruschino
4) San Pompilio Maria Pirrotti - Museo Istituto Colasanzio (Campi Salentina - Lecce) -  Busto marmoreo
di Albino Sirsi
5) Cappella Carafa - Particolare - Foto don Teodoro Rapuano
6) Statua di Mamma Bella - Foto F. D'Addona
7) Fiera di Santa Caterina - Foto A. Cardillo
8)Il direttore dell' Oasi Padre Filippo Lucarelli - Foto F. D'Addona

 

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