Osservando attentamente l’attività della attuale amministrazione comunale che sembra abbia a cuore il recupero del patrimonio artistico-culturale, sommessamente ci va di segnalare un piccolo dettaglio in ordine alla programmazione degli interventi posti in essere. Dato atto che il lavoro dei volontari che tanto stanno facendo per riportare la zona del trappeto ad un antico decoro e l’intervento di ripristino di Corso Umberto, abbiamo notato, tramite i social network, che grazie alla passione di alcuni amanti della fotografia che hanno come soggetto delle proprie pubblicazioni il panorama di montecalvo antico e moderno, raffrontando le stesse, balza subito agli occhi, la “testa monca” del paese di oggi.
Ci riferiamo, come senz’altro avrete capito, al campanile di Santa Maria Maggiore, abbattuto senza esitazione dopo il terremoto del 1980. Immane è stato lo sforzo e il dispendio di risorse economiche per il recupero del palazzo ducale Pignatelli, ma della Chiesa Madre e del suo campanile nulla è dato di sapere sui progetti di recupero passati e futuri. Da alcuni si sente dire che la ricostruzione è inserita nel progetto di recupero del palazzo ducale,ancora non del tutto terminato, invece altri dicono che non c’è più speranza ed il campanile non sarà mai più ricostruito. Chi di dovere faccia chiarezza e spieghi i motivi dell’una o dell’altra parte. Per un paese come il nostro che ha uno sky-line di tutto rispetto sarebbe importante presentarsi ai turisti e ai suoi stessi abitanti non più con la “testa mozzata”, ma con un forte tentativo di recupero della “torre campanaria” così comune a molti altri paesini del nostro sud, cercando in qualche modo i fondi necessari alla bisogna. Quanto sia grande l’importanza del campanile accanto alla Chiesa Madre è inutile sottolinearlo. Nonostante i tanti terremoti e ricostruzioni è rimasto sempre al suo posto fino a quel sciagurato novembre 1980, quando una serie di abbattimenti selvaggi, dettata dalla ignavia dell’amministrazione pro-tempore, ne decretò la definitiva scomparsa. Recuperare questi antichi simulacri o ricordi del passato, dare dignità ed importanza alla Chiesa Madre rendendo gli spazi limitrofi degni di attenzione e cura, sarebbe un qualcosa di cui andare fieri . Ristabilire il contatto con il nostro passato per proiettarlo nel futuro può essere determinante per le generazioni a venire, trasmettendo ad esse il valore delle proprie origini e la cultura dei loro antenati. All’ombra del campanile molti sono stati gli avvenimenti di portata storica alternatesi nel tempo. Per non andare troppo lontano, ricordiamo ad esempio le esercitazione dei giovani balilla nel ventennio mussoliniano, quando il campanile fungeva da nascondiglio per coloro che non volevano partecipare e appunto nascosti imprecavano contro i gerarchi locali prendendoli a sassate. Ovviamente poi scoperti ne pagavano dazio. Su quella torre campanaria, fino “alla liberazione, c’era una garitta di avvistamento antiaereo nella quale prestavano servizio dei militi, poco acculturati, che, col binocolo, spaziavano nel cielo alla ricerca di aerei nemici e, avvertivano, in caso affermativo, la contraerea”. Dopo il sisma dell’agosto 1962, dichiarato pericolante, divenne l’ombra per tanti amanti bocciofili che in quell’ambiente trovavano il giusto luogo per il loro hobby. Nonostante la pericolosità statica del manufatto, il mastro campanario continuava a scandire le ore e tutti coloro che lavorano in campagna regolavano il proprio lavoro sulla scorta di quello che indicava il suono della campana. Insomma rivedere in piedi al suo posto la torre campanaria sarebbe un bel segno di continuità con la tradizione molta radicata e ridare la testa al paese significa anche risvegliare e custodire gelosamente l’amore e l’orgoglio di essere montecalvesi.
Articolo già pubblicato sull'Informatore del Miscano
Foto di Franco Zarrillo {jcomments on}