Estratto dell’articolo “Palazzo Capozzi” a firma del dott. Antonio Stiscia :

… Montecalvo,ha avuto la sventura di avere avuto troppi ingegni, che hanno normalizzato la stessa genialità,non è un caso che San Pompilio Mania Pirrotti,è pressoché sconosciuto ai suoi concittadini,che ne ricordano solo il nome,non avendo conoscenza di null’altro che non un vicendevole accostamento con i festeggiamenti augustali,ricchi di luminarie,e dì un godereccio ricordo di un cantante di grido ,inebriato dal profumo di una ardente salsiccia.

Caro Dott. Antonio,

sono rimasto esterrefatto dalla chiosa del tuo ultimo articolo pubblicato con data 4 agosto 2006 a cui si riferisce lo stralcio sopra riportato.

Siamo tutti d’accordo che il nostro San Pompilio abbia dovuto patire per troppi anni un oscurantismo inaccettabile. E’ un dato storico e non controvertibile su cui tutti conveniamo.

Ciò che invece mi lascia  inorridito è dover costatare l’assoluta mancanza di spirito critico e di osservazione da parte tua. E’ disarmante dover prendere atto con quanta superficialità tu  parli del presente, esattamente allo stesso modo del passato, come se oggi non fosse cambiato nulla. Mi chiedo, a questo punto se tu negli ultimi tre o quattro anni sia vissuto a Montecalvo, oppure ti sia trasferito altrove! Nel primo caso, lasciami dire che sei stato molto distratto. Hai presente che circa sei anni orsono a Montecalvo è giunto un sacerdote che risponde al nome di don Teodoro? Bene, quel sacerdote da allora ha iniziato un percorso tutto indirizzato a ridare splendore e visibilità alla figura e all’opera di quel santo di cui tu parlavi, ovvero san Pompilio! Non credo ti debba ricordare tutte le vicende cronologiche succedutesi a riguardo! L’elenco sarebbe lungo e inutile per uno studioso solitamente attento e scrupoloso come te!

Perché, dunque, scrivere che la festa di San Pompilio altro non è che luminarie, salsicce fumanti e cantanti di grido ( che poi mi chiedo dove tu li abbia mai visti a san Pompilio! ), quando la realtà, caro Antonio, è ben diversa ormai. Eri per caso fuori Montecalvo la settimana scorsa ( il 20 agosto ) mentre festeggiavamo solennemente San Pompilio con una bella Celebrazione Eucaristica presieduta da S.E. Mons. Andrea Mugione seguita da una emozionante processione presenziata da un migliaio di fedeli ( di Montecalvo, di Atessa, di Sassinoro, di Lapio, di Pietradefusi, di Campi Salentina ) e dallo stesso Arcivescovo?

Se non eri tra noi, beh, mi dispiace per te, perché ti assicuro che è stato molto esaltante per me fedele di Montecalvo e di San Pompilio. Mi sono sentito ORGOGLIOSO come non mai!

Ma permettimi infine di ricordarti anche il Museo Pompiliano sempre meglio attrezzato e sempre più visitato ed apprezzato. E poi non dimentichiamo Disputationes Pompilianae ( con le varie manifestazioni culturali da essa promosse durante l’anno ), un progetto che finora ci ha dato tante soddisfazioni e che ti assicuro porteremo avanti con altrettanto spirito di abnegazione. Ben vengano le critiche, purché siano costruttive. Siamo pronti a confrontarci con chiunque su basi serie e ponderate. Gli isterismi dettati da invidia e preconcetto li lasciamo ad altri.

Accetto che tu dica che le cose si possano fare sempre meglio, ma non accetto e non è giusto che tu oscuri il lavoro duro e sentito di chi si rimbocca le maniche per colmare quei vuoti lasciati negli anni addietro e di cui ciascuno dovrebbe prendersi le dovute responsabilità.
Con profonda stima ti saluto e resto a tua disposizione per qualunque chiarimento.

ANTONIO CARDILLO

Ad Antonio Cardillo

In riposta ad un suo intervento critico ad un mio scritto

Su “Palazzo Capozzi”.
Antonio carissimo,sono rimasto sconcertato del tuo sconcerto.

Evidentemente non hai compreso il senso del mio scritto ( n.b.del 4 agosto 2006),che aveva l’intento di spronare e non di perseguire chi come te e tanti altri, meritevolmente, lavorano per il bene del paese, promovendone il più illustre cittadino.

Ti invito a rileggere l’articolo con attenzione e con gusto critico,scevro da condizionamenti,evitando di usarmi quale caprio espiatorio,non albergando nella mia persona alcuna partigianeria e/o prevaricazione di sorta,né tantomeno l’invidia(sentimento principe degli ignoranti).

E’ indubbio quel che si è fatto in questi anni e quel che si sta facendo,come è indubbio che un certo atteggiamento di appartenenza al Partito di Dio,rischi di fazionare il paese ancor più.

Ho sempre pensato che le persone più sensibili e in buona fede,non hanno bisogno di paladini,le regole del vivere civile,furono dettate,per i credenti,da un giovane ebreo,che alla provocazione della politica rispose con una frase lapidaria e di struggente attualità:

Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio !

Poiché come tanti credenti.non sono né Cesare e né Dio,cerco di condurre la mia esistenza  con serenità e con spirito critico.

E’ vero vivo fuori dalle vicende Montecalvesi,che mi arrivano con l’eco del clamor populi e che non ascolto mai,preso come sono a mantenere un costante rispetto alla mia semplice persona    (Cum secesseris,non est hoc agendum,ut de te homines loquantur,sed ut ipse tecum loquaris-Seneca) e un proficuo contatto con i benevoli lettori,a cui cerco di trasmettere l’orgoglio di essere montecalvesi,usando quella schiettezza tipicamente nostrana e ben presente negli scritti del nostro Santo.*

Se ritieni che il mio atteggiamento abbia potuto offenderti e offendere alcune persone,me ne scuso profondamente,ma non avevo alcuna intenzione di farlo,semmai mi sarei aspettato un compiacimento o almeno una nota di incoraggiamento al tanto lavoro fin qui svolto per il nostro bel paese,evidentemente se non riescono a comprendersi quelli che hanno la stessa nobile meta,” stiamo più inguaiati “di quel che pensavo.

La strada della verità e del vivere civile è un sentiero tortuoso,ma impraticabile, per chi non ne accetta il percorso.

Con la cordialità di sempre e con la stima di sempre.

 

Dott.Antonio Stiscia

Contro replica

Caro Antonio,   prendo atto del tuo ricambio di sconcerto. E premesso ciò, mi sento in dovere di lasciarti qualche considerazione in merito alla tua impeccabile replica (stilisticamente parlando)  che, tuttavia, non è stata affatto convincente dal punto di vista dei contenuti sostenuti.   Ti assicuro che il tuo contributo l’ho letto e riletto bene prima di scriverti quello che ti ho scritto. E, cosa più importante, ti informo con molta gioia che la mia lettura era del tutto personale e assolutamente scevra da qualsiasi condizionamento, come d’altra parte è nel mio stile da sempre. La MIA schiena non è affatto abituata a piegarsi in segno di servile riverenza, caro Antonio, e di questo sono assolutamente fiero. Io non sono abituato a ricorrere a consulenti esterni per esporre le mie idee, lo faccio benissimo da me. Non mi faccio portavoce di nessuno e non voglio che gli altri lo facciano per me.   Chiarito questo punto, noto con piacere che definisci “meritevole” quanto fatto in riferimento a San Pompilio negli ultimi anni a Montecalvo : peccato, però, che restino solo parole di circostanza e per nulla sentite. E’ noto, difatti, in paese (perché pronunciato da te alla presenza di diverse persone) il tuo “gentile” epiteto con cui hai bollato l’iniziativa di Disputationes Pompilianae la sera della presentazione nella Chiesa Parrocchiale, allorquando anzitempo (e, direi,  forse anche troppo anzitempo) hai lasciato la Chiesa stessa. Ti ricordi come hai definito “Disputatione Pompilianae”? Credo di sì!  Sai, avrei potuto giustificarti se avessi avuto la costanza di startene lì, in Chiesa, almeno fino alla fine della manifestazione. In quel caso avrei accettato di buon grado (e da buon democratico) qualunque giudizio, purché non volgare e offensivo s’intende! Ma un giudizio preconcetto e affrettato e per giunta per nulla fine nella forma linguistica come quello da te espresso quella sera, beh, non lo posso accettare. Scusami, ma pensare che quella sera non eri tanto sereno e critico mi viene spontaneo! Ora le ragioni me le dovresti spiegare tu. Come vedi c’è qualcosa che non quadra a rigor di logica!   A Montecalvo, caro Antonio, è troppo diffusa e radicata la mentalità del “dire e non dire ”, o peggio ancora del “dire e non fare”. Non lo ritengo un atteggiamento improntato alla schiettezza e alla lealtà. Ben venga allora il fazionamento (o frazionamento se preferisci) del popolo se esso avviene in nome della chiarezza e della lealtà. Che si allontanino gli scribi, i mercanti e i farisei!*   Tu citavi quel giovane ebreo portatore delle regole del vivere civile : ebbene quel giovane di nome GESU’ ha invitato ognuno di noi ad essere netti nel prendere posizione. Sia il vostro parlare sì sì, no no!   Come vedi, quel personaggio da te evocato ci ha detto chiaro e tondo che da una parte bisogna pur stare, indipendentemente da quale essa sia, purché sia. E una volta fatta la scelta bisogna avere il coraggio di seguitare a camminare in nome di quella scelta, qualunque sia il prezzo da pagare. E questo, in fondo, è quanto ha fatto anche il nostro “più illustre cittadino”, San Pompilio, che non ha mai negoziato (e avrebbe potuto farlo, eccome!) ciò in cui credeva, neanche quando ha dovuto fare i conti con gli scribi, i mercanti e i farisei del suo tempo!   Mi sento in dovere di precisare, infine, che da Montecalvese ho sempre apprezzato ( e lo dico onestamente ) l’impegno di ricerca da te svolto nell’intento di valorizzare il nostro territorio. Non ho difficoltà a dirti, ed anzi lo faccio con molto piacere, che una tua pubblicazione curata insieme a Giambosco ( Album di famiglia ) ha suscitato nei miei anni adolescenziali un forte impatto emotivo che mi ha spinto ad interessarmi con più vigore alle radici della mia terra. Il mio intervento, dunque, non si prefiggeva, certo, di screditare il tuo impegno di storico e ricercatore.   Per cui, caro Antonio, non so se corriamo, come dici tu, verso “la stessa nobile meta”, ma sicuramente mi sento di affermare che abbiamo imbroccato sentieri del tutto diversi per giungervi.   Ti auguro buon lavoro e ti saluto con la consueta stima e cordialità.   ANTONIO CARDILLO     

 

 

* Ti saremmo grati se volessi farci i nomi di questi farisei osannanti, perché converrai con me che non è cosa bella sparare a zero su una serie di persone trincerandosi dietro l’ambiguità  di un’accusa generalizzata e non supportata da elementi a riscontro.  Basta con questo tipico atteggiamento Montecalves!. Che ognuno abbia il coraggio delle proprie idee, o altrimenti che taccia come il vivere civile esige!

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