Piazza Carmine anni 50 |
l 24 Dicembre 2005 è stato ripiantato l’Olmo di Piazza Carmine.A 50 anni dal suo abbattimento,si risana una ferita per troppo tempo aperta nel cuore dei cittadini.Certo,passeranno gli anni,i secoli sicuramente,per riavere la maestosità perduta,ma è un segnale positivo,un monito per tutti.Sarebbe stato opportuno dare giusto peso all’avvenimento, come ripiantare l’Olmo nella originaria collocazione,ma si sa gli alberi interessano solo quando si ricava legna da ardere.Fin quando non si ritornerà all’amore per la natura e dei simboli che la rappresentano,saremo sempre imperfetti e presuntuosi,incapaci di comprendere la nostra stessa esistenza.Forse non si accetta che un essere vivente,possa vivere più a lungo di noi,ma penso che è solo idiozia culturale. |
Ho già scritto dell’importanza storica e religiosa dell’Olmo di Piazza Carmine,ma va ricordato che si deve alla civiltà contadina,l’aver mantenuta la millenaria tradizione della messa a dimora di un Albero alla nascita di ogni figlio,scegliendone la specie in virtù del sesso e posizionandolo in quella parte del terreno che rappresentava un ricordo,un sentimento,una nostalgia. Quanta poesia è andata perduta,quanta bellezza è stata alterata ! Spero che l’Olmo cresca velocemente , per riprendere il suo posto nella storia di un paese che, stupidamente, ha distrutto i suoi simboli migliori(storici,artistici,urbanistici e ambientali)spendendo energie per cercare di recuperarli quando erano irrimediabilmente perduti,spesso scimmiottando la realtà come nelle scenografie di cartapesta. Mi piace ricordare,come un necrologio,il viale alberato e profumato di Via Maddalena,gli alberi di Via Rettifilo(Via Roma),gli Oleandri di Corso Vittorio Emanuele,per non parlare della splendida Pineta Comunale diventata,ahimé, mero corredo funerario. Concludo con una breve poesia,in onore di un amico vero,silente e sincero.
L’Albero
L’albero si sa,non ha sentimentofermo al suo posto,accarezzato dal ventonon ha carattere,non porta fardellivive tranquillo con i festosi uccelli. Non ha bisogno di fare carrieraVive di luce,aspettando la sera L’uomo invidioso,lo ha sempre depredatoDei frutti,dell’ombra e del legno tagliato. L’uomo nell’affanno a esser voluttuosoNon sarà mai,alto,fronzuto e maestoso. Un albero può vivere cento e cent’anniNon è come l’uomo costretto dai tempi. Di un albero non si butta via nienteÈ sempre al suo posto,sempre presente. E’ stupido l’uomo che non ne comprenda il valoreÈ l’unico amico,fedele e dal gran cuore. Convive con noi infondendo coraggioEd è la nostra casa,all’ultimo viaggio.
Montecalvo Irpino
Febbraio 2005
Dott.Antonio Stiscia
* Questo articoletto e la poesia sono dedicati alla graziosissima signorina Silvana Jorillo,che tra le sue tante belle qualità ha anche quella di leggere e apprezzare i miei umili scritti.