Prof. Angelo Siciliano

Angelomaria all’anagrafe, figlio di contadini, nasce a Montecalvo Irpino l’8 maggio 1946.  Nel 1949, con l’unico fratello di dieci mesi, rimane orfano del padre Silvestro, deceduto a 25 anni per le complicanze della malaria malcurata, contratta in Puglia, nelle campagne di Troia, come bracciante all’età di 18 anni.
La madre, Mariantonia Del Vecchio, di carattere fiero e orgoglioso, rinuncia a rifarsi una vita e porta avanti la famiglia da sola, lavorando duramente nei campi. Dall’età di 14 anni inizia, da autodidatta, la propria produzione in pittura e poesia. Per questioni economiche e familiari deve rinunciare ad iscriversi al liceo artistico di Napoli.Nel 1963 è pubblicata per la prima volta una sua poesia su Miscellanea, giornalino della propria scuola, l’I.T.C. ”G. Bruni” di Ariano irpino. È un sonetto dedicato al terremoto del 1962. Nel 1965 esegue opere caricaturali per la festa studentesca MAK P 100, che si tiene cento giorni prima degli esami per ragioniere.Consegue il diploma di ragioniere e s’iscrive alla facoltà di Economia e commercio presso l’Università di Napoli.   Esegue opere pittoriche satiriche, in occasione delle elezioni amministrative locali. Nel 1966 dipinge due tempere con S. Pompilio Maria Pirrotti, che sono esposte al pubblico per anni nella casa natale del

santo e poi conservate presso il reliquiario.  Collabora, sino all’età di venti anni, nei lavori agricoli.

Parallelamente al corso di studi curricolari, inizia uno studio autonomo delle arti figurative, della storia dell’arte, della narrativa e della poesia contemporanea, nazionale e internazionale. Non trascura di ascoltare diversi generi di musica. Disegna, dipinge, scolpisce, scrive, frequenta  mostre e discute con alcuni amici più di cultura che di questioni politiche. Tutte cose che continuerà a fare  
  anche  in seguito.

Dall’autunno del 1966 si trasferisce nella città partenopea e lavora per due anni come istitutore in un convitto religioso di S. Giorgio a Cremano, per potersi mantenere agli studi.

Nel 1968 esegue delle opere a tempera e ne fa omaggio per l’arredo della sede della Polisportiva Montecalvese, di nuova costituzione. Aderisce al movimento di lotta e contestazione studentesca del Sessantotto e nel 1969 partecipa, per otto mesi, all’occupazione della sua facoltà, contro i baroni dell’università e la borghesia dominante, vale a dire quella che allora era indicata come “nemico di classe”. La sua è una partecipazione alquanto passiva e carica di dubbi. Alla prova dei fatti, i baroni sarebbero rimasti al loro posto e la borghesia pure, con qualche ingannevole operazione di lifting estetico. Durante i mesi dell’occupazione conosce la futura moglie, Maria Paparo, napoletana di padre calabrese, anche lei studentessa universitaria.

Nel luglio 1970 si laurea in Economia e commercio. Gli viene offerto subito un “posto” al Museo Provinciale di Avellino, che lui si guarda bene dall’accettare.

Da ottobre ’70 a dicembre ’71, non essendo ancora consentita l’obiezione di coscienza (c’era già stato però qualche arresto di obiettori), presta controvoglia il servizio militare di leva a Venaria Reale (TO). Prende atto dell’ideologia nazista di qualche ufficiale in servizio. Ha l’occasione di conoscere il clima politico-sindacale di una grande città del Nord, appartenente all’allora Triangolo industriale con Genova e Milano. È già cominciata l’epoca degli autunni caldi, con le contrapposizioni sociali e le lotte, anche aspre, che avrebbero caratterizzato poi gli anni Settanta, segnati duramente anche dal terrorismo.

Frequenta i luoghi storici e i musei cittadini, le mostre d’arte e prosegue la propria formazione artistico-letteraria.

Condivide la condizione dell’emigrante e la nostalgia struggente per la propria terra d’origine con gli amici immigrati a Torino, lavoratori della FIAT o di altre aziende, ospiti in vecchi palazzi del centro, col cesso in comune sul ballatoio, o in caseggiati fatiscenti dei sobborghi della città.

Nel febbraio 1973 riceve l’incarico d’insegnamento a Trento. Si sposa e risiede con la moglie in questa città, dove entrambi sono docenti nel locale Istituto Tecnico Commerciale.

Nel 1974 nasce il primo figlio Antonello e nel 1976 il secondogenito Adriano.Nel 1977 tiene a Trento la sua prima mostra di pittura, con oltre cinquanta opere, e pubblica il primo libro di poesie.

È in stretto contatto con alcuni poeti e artisti locali; tiene diverse mostre personali di pittura e partecipa a mostre collettive. Continua a produrre poesie e inizia a scrivere d’arte.

È giornalista pubblicista dal 1989.

Scrive articoli e talvolta pubblica anche disegni su alcune riviste: U.C.T., Arte e Arte, Rene & Salute,
      JUDICARIA.

Collabora da anni con la D’Ars di Milano, per l’arte contemporanea, con articoli su quotidiani o riviste.

E’ stato segretario di due associazioni artistico-letterarie, nonché direttore di due periodici d’associazioni culturali.

 Come pittore, ha tenuto 17 mostre personali e ha partecipato a diverse collettive. È inserito nell’archivio del MART, Museo d’Arte Contemporanea di Trento e Rovereto.

 Ha pubblicato finora tre raccolte di poesie in lingua: Versi biologici nel 1977, Tra l’albero di Giuda e quello del Perdono nel 1987 e Dediche nel 1994. Nel 1993 è inserito nell’antologia CONTROPAROLE, di 13 poeti trentini contemporanei, curata da Giuseppe Colangelo per le edizioni Arca di Trento. La radio della sede Rai di Trento gli dedica, nel 1994, un’ora di trasmissione per la sua poesia in lingua.

Nel 1998, con la sua classe quinta ragionieri, partecipa ad un concorso nazionale con un ipertesto multimediale contenente diversi suoi disegni, sulla storia e archeologia di Trento. Il lavoro è fruibile nel sito della scuola    www.itc-tambosi.tn.it    Area umanistica    diramazione    Storia. Nel 2001 è stato accolto nell’antologia Tempi Moderni, raccolta di poeti contemporanei delle varie regioni d’Italia, edita da Libro Italiano World di Ragusa. In questi anni ha accumulato molto materiale poetico per la pubblicazione potenziale di altre raccolte di poesie in lingua, di cui una con i tanti testi ispirati al Sud-Mediterraneo.

Dopo aver tenuto compressa e celata per anni la propria cultura arcaica, che talvolta ha fatto capolino nei versi in lingua e in qualche disegno, inizia dal 1987 un recupero glottologico e antropologico ad ampio raggio, per il proprio paese d’origine, Montecalvo Irpino (AV).

Nel 1988 pubblica, presso l’editore Menna di Avellino, un libro di 160 pagine scritto a Zell (TN), Lo zio d’America, con testi vari in dialetto e traduzione a fronte, che è presentato prima al Sud e poi a Trento, presso la locale facoltà di Lettere. Mario Sorrentino, nel suo intervento, scrive che Siciliano sta “tentando un’operazione di salvataggio culturale veramente sconvolgente per la storia poco conosciuta della nostra etnia irpina”.

Dopo la pubblicazione di questo libro avanza due proposte progettuali:

 

1.        nel 1988 propone agli amministratori comunali montecalvesi la realizzazione di alcuni murales, per il decoro del paese, da eseguirsi da parte di alcuni pittori muralisti, conosciuti a Piano Vetrale (SA), come membro di una giuria per un concorso artistico;

 

2.      nel 1989 elabora un proclama per l’istituzione di un Museo Intercomunale dei Mestieri e della Civiltà Contadina in Alta Irpinia, e lo pubblicizza nello stand del Comune di Montecalvo, allestito in occasione della VI Fiera della città di Ariano Irpino, tenutasi in agosto ‘89.

La proposta per i murales è accolta ed è eseguita una striscia pittorica, lunga un centinaio di metri, con miti e fatti di storia locali. Il proclama per il museo cade nel vuoto.

La radio della sede Rai di Trento, nel 1988, gli dedica un’ora di trasmissione per il lavoro di recupero della cultura arcaica di Montecalvo. Per alcuni anni, Radio Ufita diffonde, in Irpinia e parte del Sannio, i testi de Lo zio d’America letti dall’autore. Non potendo il contenuto di questo libro rappresentare tutta la cultura orale montecalvese, decide di proseguire il lavoro con l’intento di realizzare due obiettivi. Da un lato avvia una ricerca meticolosa sul territorio, per raccogliere fedelmente il materiale folclorico dalla viva voce degli informatori. Dall'altro, facendo leva sull’imprinting e sulla propria creatività, recupera e scrive la parte sommersa di essa, non testimoniata, ma vissuta personalmente o percepita nell'ambiente, col metodo della “conoscenza illuminata”.

Tra il materiale ritrovato, il testo più significativo è quello del poema contadino cantato Angelica, di ben 107 quartine.

Tra il materiale prodotto autonomamente, la parte più corposa è costituita dalle oltre trecento confessioni degli antenati, di trenta versi l’una, inserite in un contesto presepiale-teatrale. Il tutto è scritto in dialetto montecalvese d’inizio Novecento, che è lo stesso dell’Ottocento. Col materiale, raccolto o prodotto, si è venuto definendo un archivio completo della locale civiltà agro-pastorale. Otto canti, tra religiosi e funebri, per la maggior parte dell’Ottocento, degli oltre cento raccolti finora, sono pubblicati, anche con la trascrizione delle note musicali, ad Avellino nel 1999, nel volume Canti religiosi, curato da Aniello Russo per tutta l’Irpinia. Ricostruisce l’iconografia della veglia funebre e del pianto rituale con opere, di forte carica espressiva, presentate nel 1993 in una mostra personale a Castel Drena (TN). Crea tanti altri disegni ispirati a temi etnici. Sarebbero possibili una decina di pubblicazioni con tutto il materiale in dialetto, recuperato o prodotto finora. Circa 25.000 sono i versi finora scritti, di cui meno di 7.000 quelli pubblicati.

Nel 1999, sei canti religiosi e due funebri sono pubblicati ad Avellino, con traduzione e trascrizione musicale, nel volume Canti Religiosi, curato da Aniello Russo per tutta l’Irpinia.

Dal 2002, per iniziativa di Alfonso Caccese, sono dedicate alla sua opera, edita e inedita in dialetto e in lingua, alcune pagine web nel sito   www.irpino.it   sotto Cultura e tradizioni.

Nel 2003 lascia l’insegnamento per dedicarsi a tempo pieno all’arte, alla poesia e alla cultura.

Il 26 e 27 settembre 2003 partecipa come relatore allo SPEA8, Seminario Permanente di Etnografia Alpina n. 8, “CONTADINI DEL SUD CONTADINI DEL NORD. Studi e documenti sul mondo contadino in Italia a 50 anni dalla morte di Rocco Scotellaro”, organizzato dal Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina di San Michele all’Adige, e sviluppa per l’occasione due relazioni: Un patrimonio ritrovato nel dialetto irpino dell’Ottocento e Il dopo Scotellaro:trasformazioni epocali nel mondo contadino meridionale.

 Nel 2004 è accolto con quindici poesie in lingua nell’antologia FERMENTI Poeti Italiani Contemporanei, Serie Oro, edita da Libroitaliano World International Publishing House di Ragusa.

Sempre per iniziativa di Alfonso Caccese, è aperto il sito   www.angelosiciliano.com   con molte pagine web contenenti materiale prodotto in questi anni. Una sintesi della relazione Il dopo Scotellaro: trasformazioni epocali nel mondo contadino meridionale esce, con due suoi disegni antropologici scotellariani, nel libro La scuola del ponte, edito dal Liceo scientifico e linguistico “Leonardo da Vinci” di Trento. Suoi appunti sul dialetto montecalvese, il testo scritto Lo zio d’America e relativa lettura escono ad Avellino nella Grammatica del dialetto irpino con CDR, a cura di Aniello Russo. Fa dono del TRITTICO DELL’ABBONDANZA, tre poesie alla Madonna dell’Abbondanza, una in lingua e due in dialetto irpino di metà Ottocento, unitamente a cinque suoi pastelli originali, alla Parrocchia S. Pompilio Maria Pirrotti di Montecalvo Irpino. È inserito nell’Archivio del Centro di documentazione per la poesia dialettale Vincenzo Scarpellino, c/o Biblioteca Comunale G. Rodari, Via Olcese n. 28 – 00155 Roma.

Continua la collaborazione giornalistica con le riviste U.C.T. e JUDICARIA.

 

            Indirizzo: Angelo Siciliano – Loc. Zell n.22 – 38.050 COGNOLA (TN) – Tel. 0461-23.16.87

             Trento, 10 settembre 2004

Indirizzo
Via delle Marnighe     n. 32
38.121 TRENTO    

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