È un’atmosfera da guerra fredda,quella che si respira in queste ore nei corridoi della sede municipale di Montecalvo Irpino. Il Comune, guidato dal sindaco Carlo Pizzillo, ha dichiarato il dissesto finanziario lo scorso dicembre. Ma a rendere ancora più complicato il quadro amministrativo e politico montecalvese è la questione ‘pianta organica’ a causa della quale negli ultimi giorni si è scatenato un vero e proprio terremoto. Questi in sintesi i fatti: l’esecutivo ha approvato lo scorso 22 aprile una delibera per la rimodulazione della nuova pianta organica dalla quale risulterebbero 12 esuberi e altrettanti dipendenti comunali messi in mobilità per 2 anni. Ma nella seduta di giunta qualcosa va storto: due assessori comunali, Stiscia e D’Addona si rifiutano di sottoscrivere il documento perché, dicono, la discussione avrebbe dovuto aver luogo prima in consiglio e soprattutto sarebbe dovuta essere accompagnata da un confronto con i sindacati.
Una presa di posizione che 2 giorni dopo costa loro la revoca dall’assessorato. Ma l'esautorazione di Stiscia e D’Addona è stato solo il preludio di una guerra che da un piano politico si è velocemente spostata a quello sindacale. Un terremoto la cui scossa più forte è stata data proprio dai sindacati (Cgil e Cisl Funzione Pubblica). Sul piede di guerra più che mai i responsabili. D’Acunto e Santacroce, che oggi pomeriggio avrebbero dovuto avere un incontro con l’amministrazione comunale. Avrebbero, perchè a quest’incontro i sindacalisti non ci saranno. Il perché dei piedi così puntati da parte di Cisl e Cgil, è spiegato dallo stesso D’Acunto: “L’Amministrazione ha degli obblighi: contrattuali: prima di approvare una delibera per la rimodulazione della pianta organica avrebbe dovuto non solo passare prima in consiglio comunale, ma anche sentire i sindacati”. Le parti sociali per ovviare agli esuberi avrebbero in mente una soluzione diversa che non comprenda quella della mobilità: “Quella di uncontratto di solidarietà in cui ogni dipendente riduce le ore di lavoro in modo da tale da non mandare a casa nessuno”. Senza dubbio una proposta da regime di ‘austerity’, ma di sicuro meno amara della mobilità che in fin dei conti altro non è che l’anticamera del licenziamento. Il Comune rischia una denuncia per attività antisindacale. È muso contro muso tra sindaco e parti sociali: i sindacati hanno chiesto all’esecutivo la revoca immediata della delibera di giunta in cui si mettono in mobilità i 12 dipendenti comunali. Ma ieri sera il niet: “La delibera non verrà revocata”… ed ecco perché alla riunione di oggi i sindacati non ci saranno. Ma delle due, l’una: o la revoca o l’impugnazione in sede giudiziaria.
fonte: Irpinianews
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